Ostia Antica è l'area archeologica che ospita i resti della prima e più importante colonia di Roma, un insediamento fondamentale sorto in una posizione strategica, ossia alla foce del fiume Tevere (Ostium in latino significa proprio “bocca” di fiume).
Fondata secondo la tradizione nel IV secolo a.C. (sebbene tracce di insediamenti siano precedenti), la città nacque inizialmente come un castrum (accampamento militare) con la funzione primaria di difendere il litorale e, soprattutto, di controllare l'accesso marittimo al Tevere e l'importante produzione di sale dalle vicine saline.
Con l'espansione della Repubblica e poi dell'Impero, Ostia si trasformò rapidamente nel principale porto commerciale di Roma, crocevia cruciale per l'approvvigionamento della Capitale. Le merci, in particolare il cereale, venivano sbarcate qui e poi risalivano il Tevere su imbarcazioni di piccolo e medio tonnellaggio fino a Roma. La sua importanza crebbe ulteriormente con la costruzione dei due grandi porti artificiali voluti dagli imperatori Claudio e Traiano (il Portus), che affiancarono il porto fluviale di Ostia, rendendo l'area della foce un colossale nodo logistico del Mediterraneo.
Al suo apice, nel II secolo d.C., Ostia era una vivace città di oltre 50.000 abitanti, con insulae (case a più piani), terme, teatri e il maestoso Capitolium.
Il declino della città, avviato nel III secolo d.C., fu in gran parte causato da fattori economici e ambientali legati al fiume. L'azione del Tevere, con il suo continuo trasporto di residui fluviali e sedimenti, provocò un progressivo interramento e un notevole allontanamento della linea di costa; di conseguenza, la città, pur essendo nata sulla riva del mare, si trova oggi a circa 4 chilometri di distanza. Inoltre, le alluvioni del Tevere, come quella devastante del 1557 che alterò il corso del fiume, contribuirono ad abbandonare e seppellire i resti dell'antica città, conservandoli fino ai grandi scavi archeologici avviati nell'Ottocento.
Le indagini archeologiche hanno avuto un impulso decisivo all'inizio del XX secolo grazie all'opera di due figure chiave: Dante Vaglieri e Guido Calza. Vaglieri, a partire dal 1909, introdusse un metodo di scavo più organico e scientifico, mirando non solo al ritrovamento di reperti isolati, ma alla ricomposizione topografica e alla comprensione unitaria dell'intera città antica.
L'archeologo più influente fu Guido Calza, che assunse la direzione degli scavi nel 1924 e guidò il progetto nella fase più intensa, tra il 1938 e il 1942, quando l'area scavata fu raddoppiata in vista dell'Esposizione Universale Romana. Calza portò alla luce circa i due terzi della città, permettendo la piena comprensione dell'urbanistica ostiense. A lui si deve la riscoperta di vaste sezioni della città e della cruciale Necropoli di Porto nell'Isola Sacra. Vaglieri e Calza sono sepolti a Ostia Antica, a testimonianza del loro legame indissolubile con il sito che hanno riportato alla luce.































