Per secoli fu il principale e più attivo porto fluviale di Roma, l'erede funzionale dell'antico Emporium e il punto focale del traffico di merci che risalivano il fiume Tevere dalla foce. Il porto si sviluppava sulla sponda sinistra del Tevere, nel rione Trastevere, in corrispondenza del complesso monumentale del San Michele a Ripa.

La sua importanza crebbe enormemente in età medievale e moderna, consolidandosi come il terminale per le imbarcazioni provenienti da Ostia, dal Tirreno e da altre regioni dello Stato Pontificio.

La struttura del porto, nel suo massimo splendore, si deve a interventi di risistemazione che si protrassero per secoli. L'aspetto più noto e monumentale fu raggiunto nel XVII secolo con la costruzione della scalinata a doppia rampa, un'opera celebrativa che facilitava il carico e lo scarico delle merci.

Nel venivano scaricate derrate alimentari, come il grano, ma anche materiali da costruzione, legname e in particolare il vino che, una volta sbarcato, veniva immagazzinato nelle vaste cantine del quartiere. La sua importanza era tale da richiedere la presenza di una Dogana Pontificia, essenziale per la riscossione dei dazi sulle merci in entrata, i cui edifici adiacenti al porto sono stati solo in parte conservati.

Il destino del Porto di Ripa Grande fu segnato, in modo irreversibile, dalla realizzazione dei Muraglioni del Tevere che, pur scongiurando il rischio delle alluvioni, separarono fisicamente la città dal fiume, rendendo inutile e impraticabile il secolare sistema di approdi e scali fluviali.

Il porto e la sua monumentale scalinata furono demoliti per far spazio al Lungotevere, cancellando il paesaggio della ripa e il millenario legame tra Trastevere e il suo fiume. Oggi, del Porto di Ripa Grande non rimangono che poche tracce e la memoria storica, custodita nelle mappe e nei documenti dell'epoca.

TiberIA